Michele Livi

Michele Livi (Ingegnere meccanico) motociclista e grande appassionato di 2 ruote da oltre 30 anni, ingegnere Meccanico, dal 1996 impiegato presso l’area di Ricerca e Sviluppo della Piaggio. Attualmente responsabile della Piattaforma di Sviluppo nuovi prodotti per il mercato Far East (sud est asiatico).


“Avere l’opportunità di lavorare nel settore delle due ruote è stato per me il coronamento di un sogno, iniziato da adolescente, quando divoravo i miei primi numeri di Motosprint e Motociclismo, fantasticando sulla tecnica dei veicoli e sui numeri che emergevano dalle prove strumentali su strada."


Il test engineer fu il mio primo incarico alla Piaggio (ricoperto per cinque anni), ovvero come responsabile di sviluppo e sperimentazione di prototipi, coordinando le attività degli enti di prova ed affinando gli aspetti tecnici del progetto durante le fasi di sviluppo. Nel ruolo di figura leader nella risoluzione dei problemi prettamente tecnici che si incontrano nello sviluppo del progetto, ho avuto occasione di interagire, sin dai primi giorni, con personale tecnicamente competente e spesso appassionato di meccanica relativa alle due ruote. In quegli anni, dal punto di vista professionale ho arricchito il mio bagaglio di esperienza, imparando ad interpretare le mie percezioni alla guida di un veicolo a due ruote ed applicando quelle conoscenze spesso troppo teoriche, assimilate dagli studi universitari e dalle letture sui giornali del settore. In altre parole, da appassionato di moto quale sono sempre stato, i primi 5 anni trascorsi in Piaggio sono stati arricchimento professionale condito da emozioni forti e da qualche generoso travaso di adrenalina (leggasi: test 'allegri' in giro per l’Italia, su strada e su piste chiuse con collaudatori interni ed esterni, mirati allo sviluppo di pneumatici, sospensioni, ciclistiche…). Successivamente sono stato promosso al ruolo di Project Manager in area R&D, incarico che identifica il Team Leader nello sviluppo del prodotto, attraverso l’attivazione ed il coordinamento degli enti Progettazione, Stile, Sperimentazione, Pianificazione, Acquisti, Tecnologie, e Produzione; con la responsabilità tecnica, economica e temporale del progetto. Il Project Manager svolge inoltre compiti di pubbliche relazioni durante gli eventi di presentazione dei prodotti alla stampa specializzata.

Tale ruolo, prettamente manageriale, lascia meno spazio agli aspetti passionali, ma arricchisce professionalmente, dato che richiede una conoscenza del prodotto e del mercato a 360°. E da l’opportunità di conoscere figure importanti del panorama delle due ruote (italiano e non), con riferimento ai giornalisti, ai tecnici della componentistica e della concorrenza più accreditata.

Aggiungo una nota filosofica: l’esperienza mi suggerisce che le passioni forti vadano perseguite nella vita, perché le cose fatte con trasporto emotivo (e quindi fortemente volute) possono condurre ad orizzonti appaganti apparentemente impensabili. Racconto un aneddoto, che poi giustifica la mia presenza nel team: nell’estate dell’86 incontrai casualmente presso uno chalet di montagna un giovane studente in ingegneria (già allora, con i capelli ritti), che si trovava lì nel ruolo di marcatore stretto della carinissima padrona di casa. Il sottoscritto invece mirava alla migliore amica. Immediatamente capimmo che sarebbe stato costruttivo coalizzarsi per “fare efficienza”. Fu in quell’occasione che scoprimmo affinità di carattere, di interessi (avevo iniziato da poco ingegneria), di passioni (guarda caso, la moto!), e qualche conoscenza in comune: la padrona di casa e soprattutto un meccanico di moto, che gestiva una modesta officina a Madonna dell’Acqua. Io andavo a vederlo smontare moto e motori nel silenzio più assoluto, il ragazzo coi capelli ritti invece lo accompagnava alle corse del neonato campionato italiano SBK, nel quale si schierava con un’affascinante Suzuki 750 rossa e nera, decorata da un ammaliante scarico Yoshimura.

Il ragazzo dai capelli ritti era Simone Sassi, che una volta assunto come ingegnere alla R&D Gilera si prodigò fino a farmi entrare con lui per fare sul serio, scooter e moto (azienda nella quale ancora sono soddisfatto di lavorare). Troppo facile immaginare che il meccanico zittone (!? Questa poi...) e accigliato fosse il Baglioni.

Sono passati ben più di venti anni, ed ognuno di noi è cresciuto professionalmente e personalmente (di acqua sotto i ponti ne è passata, come dicono i vecchi...), ma tutt’oggi ci ritroviamo animati dalla stessa passione, che ci lega indissolubilmente ad un cancello (oramai quasi universalmente realizzato in lega d’alluminio) sospinto da un motore.

Le mie pratiche motociclistiche possono essere sintetizzate da una grande passione, di gusto poco più che monotematico, messa in pratica senza interruzione dall’età di 14 anni, praticando più che altro strade collinari e di montagna (saltuariamente su pista).

Ho una netta predilezione per le moto italiane, con carattere e personalità necessarie per distinguersi, perché per me non conta la prestazione pura, ma la sensazione che se ne riceve, quel che chiede il cuore insomma (nel mio caso, è la scorrevolezza nella percorrenza della curva in piega che dona ebbrezza…).